“Mi stai dicendo che in questa villa esiste veramente una stanza segreta?”, domandò Flavio.
“Lo so, sembra una trovata da vecchio film dell’orrore, ma ti giuro che è così. Lo ho scoperto l’ultima volta che siamo stati qui, dieci giorni fa. Tutto è successo per caso, mentre te e il resto del team stavate raccogliendo l’attrezzatura, e io non avevo nulla fare. Stavo facendo un giro in biblioteca e, tra un libro e l’altro, ho trovato il meccanismo per il passaggio segreto. Avevo lasciato lo smartphone nello zaino e non ho potuto fare foto o filmati. Poco dopo, ho sentito Franco chiamarmi e sono uscito. Ho riposizionato la statuina che aveva fatto scattare il meccanismo, e la stanza si è richiusa”. Luca era così sincero che il suo amico aveva sostituito l’incredulità iniziale con una forte curiosità.
“Su villa Ermetti, Flavio, circolano vecchie storie di fantasmi, ma sono tutte balle, che hanno catturato l’attenzione di vari gruppi di ghost hunters, compreso il nostro che, tra qualche minuto, diverrà il nostro ex gruppo. Ti ho detto che ci meritiamo di meglio”.
Flavio annuì.
“L’unico erede di questa villa del conte”, continuò Luca, “concede, senza problemi, la possibilità di fare dei sopralluoghi. Chissà perché, ogni gruppo trova sempre qualche banale e inconsistente prova della presenza di spiriti, tramite foto di orbs o registrazioni EVP. Io, invece, ti mostrerò la stanza delle bambole. Ho letto ogni articolo esistente su tale villa, e nessuno narra di tale stanza. Non sarà la prova della vita oltre la morte ma è, indubbiamente, una scoperta affascinante. Dovesse arrivare qualcuno, abbiamo il documento che autorizza il nostro quasi ex gruppo a fare riprese video e sopralluoghi per ancora una settimana. Siamo in regola e, soprattutto, a un passo dalla gloria”.
Entrati in biblioteca, Luca alzò di pochi centimetri una piccola statuina collocata su un mobile. Una parte della libreria si spostò e i ragazzi entrarono in questa stanza misteriosa, polverosa e angusta.
“Gli altri ci hanno sempre considerato gli sfigati del gruppo. Ora non ci resta che filmare in diretta. È la notte di Halloween, ed è il nostro momento”.
Nella stanza vi era una sorta di piccolo santuario, con bambole e pupazzi in porcellana sommersi dalla polvere, e un crocifisso in legno, posto in alto, all’ingresso.
“Questi fantocci, che hanno tutti, seppur vagamente, una certa forma umana, mi fanno ipotizzare che il conte si sia dedicato alla magia nera. Ho letto di un fatto simile, in Toscana: un altro nobille, vissuto alla fine del 1800, nel suo diaro scrisse di aver trovato il modo, tramite la magia, di animare e di rendere immortale ogni statua o effigie. Comunque, basta chiacchiere: a breve sarà mezzanotte e direi di iniziare la diretta su Facebook”.
Vedendo l’amico un po’ agitato, Luca gli disse, con un po’ di ironia: “Abbiamo le nostre grosse torce. Se una sola di queste bambole dovesse muoversi, ti prometto che la colpiremo all’istante”.
Luca, appoggiato la zaino a terra, si fece dare da Flavio lo smartphone, ed era pronto a dare in pasto al web questo scoop, quando vide una bambola alzarsi in piedi. Un’altra, rivolgendo lo sguardo verso di loro, emise un forte urlo. Flavio non esitò a impugnare una delle torce e a iniziare la mattanza. Luca, per quanto incredulo, lo aiutò con una certa foga.
Quando erano, oramai, sporchi di polvere e pezzi di porcellana, i due si guardarono negli occhi.
“Luca, mi ha punto qualcosa”.
Luca notò che un piccolo chiodo arrugginito, chissà in quale modo, si trovava conficcato nella gola dell’amico.
“Flavio, sento pungere anche io”.
Entrambi caddero a terra.
Forse quei chiodi contenevano del veleno, o forse erano il risultato di qualche maleficio.
Un omino di legno, nel frattempo, si era tolto dai piedi gli altri chiodi, ed era libero di muoversi per la stanza, lontano dalla sua croce.
Per terra i pezzetti dei suoi compagni si agitavano. Qualche bambola cercava di ricomporsi.
L’omino si avvicinò allo smartphone. Era in diretta.
Un racconto dell’amico Samuele Zàccaro ispirato dalle nostre gesta